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re soldato

Vittorio Emanuele III

"Re Soldato" 1900–1946

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Nato a Napoli, nella reggia di Capodimonte. Figlio di Umberto I. La sua conformazione fisica era particolare: con gambe sproporzionatamente corte rispetto al resto del corpo. Sua madre, la regina Margherita, aveva lo stesso difetto fisico, sia pure meno accentuato ma subito negli ambienti filo papali romani s'insinuò che fosse il castigo divino contro il re che autorizzò la presa di Roma. (Altri attribuirono il fatto ai troppo frequenti matrimoni tra cugini). 

La sua bassa statura gli valse anche un altro soprannome, molto poco regale: “sciaboletta”.

 
La sostituzione della principessina: anche la nascita di Vittorio Emanuele III, come quella del suo avo, non fu esente da dubbi maliziosi, qualcuno sosteneva che Margherita non potesse aver figli, altri che avesse partorito una femminuccia e che subito Umberto la fece sostituire con un bambino già pronto da tempo... 
Vittorio Emanuele non era molto religioso, se è vero che il suo precettore dovette punirlo perché fece dei gestacci in direzione della processione del Corpus Domini che passava sotto il suo palazzo.  
Il conte Egidio Osio si occupò della sua formazione: un’educazione meccanica ed ossessionante. Vittorio Emanuele s’irrobustì nel fisico e si abituò alla semplicità ma accentuò il suo carattere arido, pignolo, riservato e diffidente.
Per ordine della madre, che apprezzava la buona musica apprese faticosamente il pianoforte anche se gli piaceva molto di più la tromba cui non credo poté dedicarsi. Il risultato fu un generalmente scarso interesse per la musica con qualche eccezione: apprezzava Liszt e le musiche marziali eseguite da bande militari.

Ebbe anche lui le sue avventure erotiche ma fu molto più prudente e riservato dei suoi avi: subito qualche maligno ne approfittò per parlare di omosessualità. 
Un paio di aneddoti: una sera ricevette un sonoro schiaffone da un'attrice che non gradiva le sue troppo spinte avances; sembra che la contessa Maria Doria D'Angri sia impazzita quando seppe di essere stata abbandonata per motivi dinastici.

 

vittorio emanuele III francobollovittorio emanuele III e famigliaVittorio sposò nel 1896 Elena del Montenegro e fu matrimonio d’amore. 

 

Gli fu presentata durante una festa in cui l'unico che non sapeva che era un pretesto per fargli conoscere la futura regina era lui. Appena la vide se ne innamorò e il loro amore durò per tutta la vita.
 
Ebbe 5 figli: Umberto II, suo successore
Yolandache sposò il conte Giorgio Carlo Calvi di Bergolo; Mafalda, che andò in sposa a Filippo d'Assia e morì a Buchenwald; Giovanna moglie di Boris III di Bulgaria, e Maria, moglie di Luigi di Borbone Parma.
 
Salì al trono nel 1900 alla morte del padre e regnò 46 anni (solo le regine Vittoria ed Elisabetta II e l'imperatore Francesco Giuseppe e hanno superato questo record).
 
Re suo malgrado?
Vittorio era riservato, non amava le cerimonie e le feste, gli piaceva stare in famiglia, doveva essere anche piuttosto parco: si dice che i suoi pasti fossero a base di gallina bollita e patate. Nella buona società, chi pranzava con avidità o ingordigia, poteva sentirsi chiedere se aveva fatto colazione a corte. 
Potrebbe essere una delle cattiverie messe in giro dalla moglie cugino, Elena d'Aosta, che coniò il soprannome "Curtatone e Montanara" appioppato alla coppia reale (Vittorio con le gambe corte ed Elena del Montenegro) e che chiamava Elena "ma cousine la bergére" (pastora). 
I continui sfottò dei cugini, che avevano un figlio maschio (che Elena d'Aosta chiamava "mon petit roi"), e i molti pettegolezzi e le malignità sulla sua altezza lo amareggiavano al punto da spingerlo a parlare di rinuncia al trono. Alla fine, invece, accettò la corona, anche se controvoglia. 

 

Anche grazie a lui, l'Italia si modernizzò, migliorò il tenore di vita della popolazione, ed ebbe figure di gran valore sul piano della cultura, delle arti, delle scienze. 
Nel 1919 l'Italia era la settima potenza industriale del mondo.
Ci furono grandi progressi (ferrovie, marina mercantile, alfabetizzazione di massa, burocrazia, diplomazia, Forze Armate, prestigio internazionale…), ma ci furono anche scelte sbagliate e problemi terribili (biennio rosso, lotte sociali, fascismo, leggi razziali, sconfitta nella seconda guerra mondiale).
In politica estera si mostrò favorevole alla conquista della Libia (1911-12) e all'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale al fianco delle potenze dell'Intesa (un quasi colpo di stato). 
Allo scoppio della guerra affidò la luogotenenza del regno allo zio Tommaso, duca di Genova, e seguì dalle retrovie le operazioni di guerra, senza esercitare il comando.

 

Nel dopoguerra assunse una posizione ambigua rispetto al profilarsi dell'eversione fascista, che divenne connivenza. 
- In occasione della marcia su Roma rifiutò di firmare il decreto sullo stato d'assedio e conferì a Mussolini l'incarico per la formazione di un nuovo governo.
- L'instaurazione della dittatura fu agevolata dal sovrano, che vide nel fascismo l'elemento capace di garantire l'ordine sociale.
- Durante la cosiddetta “diarchia” il ruolo del re divenne marginale in funzione del cerimoniale retorico del fascismo.
- Non intervenne dopo il delitto Matteotti, quando Mussolini se n’attribuì la responsabilità, firmò le leggi fascistissime (1925)
- Nonostante l’antipatia più volte dimostrata verso Hitler non si oppose all’avvicinamento dell’Italia alla Germania né leggi razziali né all'entrata in guerra.
- Le uniche riserve che manifestò al Duce (divenuto suo cugino dopo il conferimento del Collare dell’Annunziata) furono di carattere procedurale (precedenze, ordine delle firme, rispetto del protocollo).
 
 
Dopo il disastroso andamento della guerra su suggerimento delle gerarchie militari e dopo il voto di sfiducia del Gran consiglio del fascismo del 25 luglio1943, con un vero e proprio colpo di stato, sostituì Mussolini con Pietro Badoglio. Condivise quindi la responsabilità delle scelte successive, (proseguimento della guerra a fianco dei tedeschi, cambio delle alleanze, firma dell'armistizio e fuga a Brindisi l’otto settembre 1943).
Sotto la pressione dei partiti antifascisti, il 5.6.1944 affidò la luogotenenza del regno al figlio Umberto, a favore del quale abdicò poco prima del referendum istituzionale nell'intento di condizionarne l'esito, e si ritirò in esilio in Egitto dove prese il nome di conte di Pollenzo
Una disposizione transitoria della costituzione Italiana non permetteva fino al 2003 l'ingresso in Italia a lui e ai suoi discendenti maschi. Ora la norma è stata modificata.
Dopo la sua morte non fu permesso l'ingresso della salma in Italia.
Per approfondire:  
Paolo Puntoni, Parla Vittorio Emanuele III, Il Mulino
Domenico Bartoli, Vittorio Emanuele III, Mondadori, 1946
Antonio Spinosa, Vittorio Emanuele III, l'astuzia di un re. Oscar Mondadori Storia 
Di Donno, I re d'Italia - Vita pubblica e privata dei Savoia Carignano (1831 - 1946), Roma, 1971 
Giovanni Gigliozzi, Le regine d'Italia, Newton & Compton (Elena di Montenegro)
Lorenzo Del Boca, Maledetti Savoia, Piemme pocket1992 (Controstoria del risorgimento)
Link

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