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Carlo Alberto

"Il Magnanimo" e “Italico Amleto” 1831-1849 

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carlo albertoI 3 soprannomi
Fu soprannominato “Italico Amleto” per le sue esitazioni.
L’arcivescovo di Torino, Monsignor Franzoni,  che non ne era entusiasta, lo chiamava beffardamente “Cavolus Albertus”. 
Il soprannome "il Magnanimo" appare in alcuni testi.

Era alto 2 metri e 5 cm. 
Carlo Alberto (Torino 2.10.1798 - Oporto 28.7.1849) figlio di Carlo Emanuele 6°, principe di Carignano, che si "snobilitò" e passò dalla parte dei rivoluzionari, e di Albertina Maria Cristina di Sassonia, "pasionaria" della rivoluzione francese.
La morte prematura del padre e l'indifferenza della madre che si risposò con un conte segnarono la giovinezza di Carlo Alberto, trascorsa a Parigi tra la solitudine e le ristrettezze economiche. Nel 1810 la madre l'inviò a Ginevra, presso il pastore Vaucher, nella speranza di farlo successivamente ammettere alla corte di Napoleone. 
Trascorse l’adolescenza in Francia dove fu sottotenente dell'esercito napoleonico. Conosceva Parigi e Ginevra e si entusiasmò  per l’Europa e per il romanticismo.
Nel 1814 fu chiamato a Torino,Vittorio Emanuele I lo scelse come principe ereditario (preferendolo a Francesco IV di Modena, troppo vicino all'Austria).
Subito fu sottratto alla madre per farlo educare secondo tradizione sabauda. 
Sposò a Firenze il 30 settembre 1817 Maria Teresa, donna fredda ed austera, Arciduchessa d’Austria, figlia di Ferdinando il Granduca di Toscana (figlio dell'imperatore Leopoldo II e quindi nipote di Maria Teresa d'Austria).
 
Ebbe tre figli:  Vittorio Emanuele (1820-1878) , suo successore, Maria Cristina (1826-1827), e Ferdinando, (1822-1855), duca de Genova, padre della regina Margherita.
Amò segretamente Maria Antonietta di Truchsess, dolce e remissiva, che prese come dama di compagnia della moglie e da cui ebbe un figlio, battezzato Carlo Felice. 

Siccome Maria Teresa era una "altezza reale" mentre lui era solo conte (figlio di un ramo cadetto dei Savoia), prima di salire al trono dovette subire molte umiliazioni: l'etichetta delle corti, infatti, non gli permetteva di entrare alle feste ed ai ricevimenti a fianco di sua moglie, Prima veniva annunciata "Sua Altezza Reale l'Arciduchessa" e solo dopo il suo ingresso, Carlo Alberto poteva a sua volta essere annunciato "Conte".

Dopo i moti del 20 - 21 Vittorio Emanuele I abdicò a favore di suo fratello Carlo Felice, ritenendo il nipote non ancora pronto per fare il re.  
Lo zio si trovava a Modena e così Carlo Alberto assunse la reggenza temporanea e, pur tentennando, concesse agli insorti la costituzione spagnola del 1814, che limitava il potere regio.
Subito Carlo Felice, sconfessò il suo operato: 
“Se avete ancora una goccia di sangue reale sabaudo dovete partire per Novara e attendere ordini”, e chiese l'intervento austriaco per reprimere l'insurrezione.
carlo felice
La costituzione fu abrogata e Carlo Alberto fu "confinato" in Toscana, presso la corte del suocero Ferdinando III (in questo periodo è nata la leggenda della sostituzione del figlio Vittorio Emanuele, che sarebbe morto in un incendio, col figlio di un Macellaio). 
Temendo di essere escluso dal diritto di successione, prese parte, combattendo eroicamente, alla spedizione francese contro la rivoluzione liberale in Spagna (1823) e, riconfermato erede, si impegnò a non modificare il regime assolutista del Piemonte.
busto romano senza baffi di carlo albertoDivenuto re nel1831, creò una Corte sontuosa, protesse gli artisti, fece elevare monumenti alla memoria dei suoi  predecessori, espose al pubblico i tesori reali. Rinnovò gli Ordini cavallereschi e fondò l’Ordine Civile dei Savoia il 29 ottobre 1831. Aiutò la Chiesa e contribuì a diverse beatificazioni. 
Si trovò anche ad affrontare le agitazioni mazziniane, i complotti liberali,  la cospirazione di ufficiali  a Torino, Alessandria e Chambéry. Condusse una politica reazionaria e represse duramente la cospirazione della Giovine Italia del1833.
Per una decina d'anni tentò di conciliare con il suo evidente conservatorismo e la docilità verso l'Austria con una certa modernità.
Per rafforzare lo stato ma anche per svecchiare le strutture statali promulgo una riforma dei codici, con l'abolizione dei diritti feudali, dette impulso all'agricoltura e al commercio, favorì l'incremento del porto di Genova, e la costruzione di strade e di ferrovie.
Carlo Alberto fu anche promotore di cultura, specialmente storica, (i maligni sostengono "non perché gl'interessasse la materia ma per sostenere la propria legittimità"). 
A Torino patrocinò i congressi scientifici,  fondò la Biblioteca Reale, il Medagliere, la Galleria delle Armi (oggi Armeria Reale), la Pinacoteca, l’Accademia Albertina delle Belle Arti e la Deputazione Reale della Storia Patria.
Fece anche abbellire il palazzo reale e l'abbazia di San Michele della Chiusa, (dove pensava di fare la necropoli dei Carignano).  
Fu amico dello storico Luigi Cibrario, degli scultori Marochetti e Pelagi che ornarono le piazze di Torino, del giurista Sclopis, e di molti intellettuali, tra cui Cesare Balbo, Cesare Alfieri di Sostegno e Massimo d’Azeglio. 
carlo alberto monetaTutte queste opere, promosse nonostante la giovinezza difficile, il carattere debole e la scarsa educazione ricevuta danno credito a due ipotesi:
1. forse aveva molte più doti di quanto facesse scorgere e la sua timidezza era solo apparente.
2. i suoi ministri e consiglieri, molto forti e autoritari, seppero imporgli una almeno discreta politica.
Sta di fatto che ogni volta che Carlo Alberto faceva qualcosa che potesse sembrare sia pur blandamente riformatore o antiaustriaco le folle a Torino lo acclamavano, venivano esposte bandiere e stendardi inneggianti al re e al progresso e si organizzavano illuminazioni delle strade. 
A Carlo Alberto non piaceva l’Austria per i suoi trascorsi rivoluzionari ma aveva fatto voto di non cambiare il suo regno. Conosceva personalmente alcuni moderati che lo incitavano a cambiare ma esitava a dar loro retta.
Nel 1846 - 47 costituì la Corte di Cassazione, che sopprimeva i privilegi dei Senati, ridotti, di fatto, a Corti d'Appello, e dei Consigli.   
Un contrasto doganale con l'Austria, le pressioni nazionalistiche e liberali, e le riforme appena concesse dal neo eletto Papa Pio IX. (1848), lo spinsero, dopo mille esitazioni a concedere lo Statuto, una revisione della costituzione del '21, cui stava lavorando da una decina d'anni coi suoi consiglieri.
Si tratta di una costituzione concessa dal sovrano che, di propria iniziativa limita il potere regio, con l’aggiunta del primo articolo: "La religione cattolica apostolica romana è la sola religione dello Stato". (In quegli stessi giorni la Francia aboliva la "carte ottriée" del 1830)
Dopo l'insurrezione europea del 1848 e dopo che le Cinque Giornate avevano liberato Milano, finalmente si decise ad entrare in guerra contro l'Austria (troppo tardi: i milanesi accolsero le truppe piemontesi con fischi e insulti). 
Subito da Napoli, da Firenze e da Roma arrivarono rinforzi che non furono debitamente valorizzati (Carlo Alberto non era interessato alla guerra federalista, approfittava di una guerra, come fecero i suoi avi, per ampliare il regno). 
Vinse le celebri battaglie di Goito e Pastrengo, ma poi fu sconfitto a Custoza (1848), abbandonò i patrioti milanesi al loro destino e comandò al generale Salasco di firmare l'armistizio che ne prese il nome (Armistizio Salasco, 9/8/1848). La pausa permise all'Austria di riorganizzarsi in vista della ripresa della guerra.
L’esercito piemontese era antiquato, più adatto alle parate e alla repressione che alla guerra, e, per di più era comandato da un generale slavo che parlava un italiano incomprensibile.
Ripresa la guerra, il re combatté con valore, esponendosi personalmente al fuoco nemico (si dice che cercasse romanticamente la “morte gloriosa”) ma la sua armata non era all'altezza della situazione; nuovamente battuto a Novara (il 23 marzo 1849) abdicò in favore del figlio Vittorio Emanuele II nella speranza di ottenere delle condizioni meno gravose. 
Partì per il Portogallo, sotto il nome di conte di Barge.
Morì a Oporto quattro mesi dopo.
Fu sepolto con gran pompa nella basilica di Superga.
 
ORDINE CIVILE DI SAVOIA
Ordine cavalleresco del regno di Sardegna e poi del regno d'Italia, istituito da Carlo Alberto nel 1831 per ricompensare meriti civili.
L'Ordine comprendeva 40 cavalieri, (50 nel 1859, a 60 nel 1861, a 70 nel 1887); agli insigniti era corrisposta una pensione annua.
La decorazione: croce d'oro piena smaltata d'azzurro, caricata da un disco cerchiato d'oro, che aveva da un lato il monogramma in oro del fondatore e dall'altro la scritta "Al merito civile - 1831", nastro a tre liste, la centrale più stretta azzurra, le due laterali bianche.
Per approfondire:
Michele Ruggiero, L'eredità di Carlo Alberto, RUSCONI
Di Donno, I re d'Italia - Vita pubblica e privata dei Savoia Carignano (1831 - 1946), Roma, 1971
Pinto, Carlo Alberto, il Savoia amletico, Milano 1986
Da cercare in biblioteca 
A. Colombo, Carlo Alberto, Roma, 1931.
N. Rodolico, Carlo Alberto, principe di Carignano. Firenze, 1936
D. Perrero, Gli ultimi reali di Savoia del ramo primogenito e il principe Carlo Alberto di Carignano. Torino, 1889,  Carlo Alberto negli anni di regno 1831-1843, Firenze, 1936 - Carlo Alberto negli anni di regno 1844-49, Firenze, 1943.
Costa De Beauregard, La jeunesse de Charles-Albert, - Les dernières années du roi Charles-Albert, Parigi, 1889 e 1896.
Link 
http://www.cronologia.it/storia/a1817.htm
http://www.riccati.it/risorgi/calberto.htm  

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