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Amedeo VII  "Conte Rosso"  

1383 - 1391

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Figlio di Amedeo VI, nacque ad Avigliana il 7 febbraio 1360.
Nei primi tempi lasciò il potere alla madre, abituata a governare durante le lunghe assenze del marito.
Sposò, nel 1377 Bona di Berry, nipote di Carlo V, soprannominata presto "Madame la Jeune" (sua suocera, Bona di Borgogna, fu detta "Madame la Grande").
Il suo carattere era simile a quello del padre: fu anche lui un combattente valoroso e audace e un abile politico, ma fu molto meno fortunato di lui.
Ebbe cinque figli, tre legittimi: Amedeo VIII, suo successore, Bona, che andò in sposa a Luigi d'Acaia, Gianna, che sposò il conte del Monferrato e due illegittimi: Umberto e Giannetta
Usava il rosso come Amedeo VI usava il verde, di qui il soprannome.
Sviluppò una politica mediterranea, tentando l'espansione verso Genova e la Grecia, combatté contro i marchesi di Saluzzo e prese Cuneo nel 1382.
Istituì la prima base navale della marina militare sabauda nel golfo di Villafranca di Provenza
Anche lui fu fedele al re di Francia con cui partecipò ad una spedizione (la terza?) contro gli Inglesi in Fiandra, nel 1386. In cambio poté prendere Nizza,  il 28 settembre 1388 e, successivamente, Ventimiglia. 
Fece abbellire Ripaille (Ripaglia) dove morì il 1° novembre 1391 e nella cui chiesa fu sepolto. 
Nel 1576 il Duca Emanuele Filiberto fece trasportare le sue ceneri nella Cappella del Santo Sudario nella Cattedrale di San Giovanni di Torino.

Il “giallo” della morte del Conte Rosso

La sua morte fu improvvisa, a 23 anni, fra atroci sofferenze, maledendo "i traditori che lo avrebbero avvelenato". La cosa farebbe pensare ad un delitto se non fosse che proprio in quei giorni si era diffusa tra i suoi uomini un’epidemia con sintomi molto simili a quelli presentati dal conte. Alcuni storici, poi, attribuiscono la morte del conte ad una caduta da cavallo.
Amedeo VIII, l’erede, promesso sposo della figlia del duca di Borgogna, aveva solo otto anni e non poteva regnare. La reggenza della contea sarebbe toccata alla madre del bambino ma fu oggetto di una grande contesa tra tre pretendenti:
- la nonna, Bona di Borbone, detta Madame la Grande, moglie del
Conte Verde, abituata a governare durante le assenze del marito e poco disposta a cedere il comando alla nuora,
- la mamma, Bona di Berry, (vedova del
Conte Rosso), madre dell'erede e quindi, destinata a divenire reggente,
- e Amedeo d’Acaja, (fratellastro di quel
Filippo che fu affogato nel lago di Avigliana), che con la scusa di difendere gl'interessi del cugino morto tentava, secondo la tradizione di famiglia di soffiare il trono al piccolo Amedeo VIII. Qualche mese prima che il conte rosso morisse era venuto a corte un medico famoso: Jean di Grandeville; chiamato, sembra, dalla contessa, per curarne la calvizie. Il Grandeville sottoponeva il suo paziente ad una cura a base di burro rancido e di erbe e polveri fornitegli da uno speziale, Pierre De Lompes.
Col pretesto che in giro si sussurrava che qualcuno avesse avvelenato Amedeo, gli Acaja, "per difendere gli interessi legittimi dei cugini Savoia" fecero arrestare il medico e cominciarono a torturarlo per fargli confessare di aver avvelenato il
Conte Rosso su ordine di sua madre.
Fu convocato un consiglio, presieduto da Cossonay, uomo di Bona di Borbone. Sentiti il medico e lo speziale, dichiarò l’assoluta innocenza di entrambi e di madame la grande. Il medico, prigioniero degli Acaja fu aiutato a fuggire.
Amedeo d’Acaja, il cui figlio sarebbe divenuto conte in caso di morte dell’erede, debole e malaticcio, però, non si accontentò della sentenza e promise di vendicare comunque il cugino. Catturò e fece torturare lo speziale De Lompes ed, estorta la confessione, lo condannò a morte. Il suo corpo fu fatto a pezzi che, in barili di sale, furono esposti in alcune città sabaude. Anche il medico fu nuovamente torturato e Madame la Grande, accusata di essere la mandante del mai dimostrato avvelenamento, dovette rifugiarsi a Ginevra accompagnata dai suoi uomini più fedeli.
Dopo qualche anno, il duca di Borgogna, parente di Madame la Grande e della futura sposa di
Amedeo VIII, fece riaprire il processo e, grazie alla testimonianza di un frate confessore si scoprì che le confessioni dello speziale gli erano state estorte.
Gli imputati ancora vivi furono riabilitati e il corpo del povero De Lompes fu ricomposto e seppellito, Bona di Berry, si risposò e seguì il nuovo marito e così Bona di Borbone poté continuare a reggere la Savoia fino alla maggior età di AmedeoVII.
 
La storia ha un epilogo: un seguace di Madame la Grande, Oddo di Grandson, che oramai aveva più di 60 anni e per i tempi in cui viveva poteva essere considerato vecchio e decrepito, fu sfidato a duello da un giovane ed arrogante cavaliere che, ai tempi della fuga a Ginevra si era insediato in uno dei suoi castelli. Accettare la sfida significava per Oddo accettare la morte, fuggire o far uccidere lo sfidante dai suoi uomini sarebbe stata fellonia. Oddo non poté fa altro che accettare la sfida e morire con onore. 
Per approfondire:  
Carbonelli, Gli ultimi giorni del conte Rosso, Torino, 1912
Francesco Cognasso, Il Conte Rosso, Torino 1926  

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