Mafalda di Savoia,

morta a Buchenwald

<  m.Cristina | M.G.Battista | Rosina | Margherita | Elena | Mafalda | M.José | Castiglione
Royalty_Savoy_Babies.jpg (179535 bytes)MAFALDA MARIA ELISABETTA ANNA ROMANA, secondogenita di Vittorio Emanuele III e di Elena di Savoia, nacque a Roma il 19 novembre 1902.
Il suo nome è la traduzione italiana del nome della sua ava portoghese Mahalda, figlia di Matilde di Savoia e nipote di Amedeo III ("f" traduce "h" come in "hierro", "ferro" in italiano).
Muti, questo il suo soprannome, docile ed obbediente, trascorse la sua infanzia e la giovinezza in un ambiente più familiare che nobiliare, con la mamma che spesso organizzava giochi e feste e che insegnava alle sue figlie a cucinare ed a cucire e il papà che stava in famiglia, lontano dall'etichetta di corte ogni volta che poteva.
Le vacanze si svolgevano a Sant'Anna di Valdieri, a Racconigi e a San Rossore, con la partecipazione di tutto il personale, famiglie comprese. La regina Elena, instancabile organizzava semplici feste gare e giochi.
L'infanzia di Mafalda trascorse punteggiata dalle ricorrenze di famiglia e dai numerosissimi compleanni, che la regina non scordava mai di festeggiare.
Mafalda e le sue figlie amavano la musica, Vittorio Emanuele no.
La principessa conobbe personalmente Puccini, a Torre del lago, nel 1922. Il maestro le non fece a tempo a dedicarle la Turandot, perché morì lasciando l'opera incompiuta.
Una curiosità: la prima rappresentazione della Turandot fu diretta da Toscanini, che non nascondeva i suoi sentimenti antifascisti. Mussolini, invitato alla rappresentazione annunziò che sarebbe intervenuto solo se l'opera fosse stata preceduta da un inno fascista. Ovviamente Toscanini rifiutò. Mussolini non partecipò ma nell'intervallo mandò un mazzo di fiori con la dedica "Mussolini a Puccini"...
Muti e le sue sorelle seguivano la mamma in molte visite ufficiali e davano una mano quando si trattava di fare beneficenza.
Durante la prima guerra mondiale, con le sorelle, seguì la mamma nelle sue frequenti visite ai soldati ed agli ospedali militari ma trascorse anche delle bellissime vacanze, come quella del 17 a Valdieri, dove giocava con le sue sorelle nelle tre casette, dotate di cucine funzionanti e di suppellettili una per ognuna di loro. Per tutto il periodo bellico, tuttavia, le tre principesse furono spesso coinvolte nelle attività materne di conforto e cura alle truppe mentre il fratello Umberto, (detto Beppo), venne educato in altro modo.
Poi l'ascesa del fascismo, vista da Mafalda non senza simpatia.
Nel 23 Giovanna e Mafalda si ammalano di tifo. Giovanna, più robusta, guarisce in fretta, per Mafalda si teme il peggio.
Gli anni venti, però sono per Muti, Beppo, Giogiò (Giovanna) e Anda (Jolanda) un periodo spensierato e ricco vissuto mondanamente con la più bella nobiltà europea.
I destini matrimoniali dei quattro principi Savoia si vanno delineando: Mafalda conosce Filippo, un bel principe tedesco, Giovanna diventa zarina di Bulgaria, Umberto conosce Maria José.
Mafalda di SavoiaIl 23 settembre 1925 sposa il principe tedesco Filippo d'Assia.
Maritata a Racconigi il 23 settembre 1925 con il principe Filippo di Assia, tenente nell'esercito prussiano, nato a Rumpenheim il 6 novembre 1896.
Il dono di nozze del papà Vittorio Emanuele fu un piccolo casale romano, situato tra i Parioli e villa Savoia cui gli sposi dettero il nome di villa Polissena, in memoria della principessa d'Assia che andò felicemente in sposa a Carlo Emanuele III.   
 Il nazismo, pur non riconoscendo titoli nobiliari utilizzò il Langravio d'assia conferendogli un grado nelle SS e vari incarichi. Non so se Filippo fosse un nazista convinto, di certo Mafalda, almeno nei primi tempi ammirava Hitler come del resto aveva ammirato Mussolini.
Per i suoi quattro figli: Maurizio nato a Racconigi il 6 agosto 1926; Enrico Guglielmo nato a Roma il 30 ottobre 1927,Hitler le conferì la croce al merito (come a tutte le mamme di numerosa prole) e lei ne fu orgogliosa.
Nel 1943, dopo la destituzione di Mussolini, l'affidamento del governo a Badoglio e la firma dell'armistizio con gli alleati, i tedeschi organizzarono l'arresto di tutti i regnanti, oltre il disarmo delle truppe italiane. Badoglio e il re fuggirono al Sud ma non tutti i Savoia, tra cui Mafalda, hanno la possibilità di mettersi in salvo.
Alla fine di agosto, infatti, Mafalda era partita per Sofia. Su questo viaggio si danno più spiegazioni: qualcuno dice che muti andò ad assistere la sorella Giovanna il cui marito, re Boris di Bulgaria, si era gravemente ammalato; qualcun altro dice vi si recò con l'intento segreto di dare un regno allo zio materno). In altri testi si dice che Boris di Bulgaria sia stato fatto uccidere da Hitler per non essersi schierato con la Germania...
Comunque siano andate le cose e qualsiasi cosa sia andata a fare, la principessa non ebbe la possibilità di occuparsi della sua famiglia in quei terribili frangenti e nessuno l'avvertì di ciò che stava per accadere.
Mi sono chiesto più volte come mai il re, che pure era padre affettuoso e voleva bene alla piccola Muti, permise la sua partenza per Sofia visto che era al corrente di ciò che stava per succedere e perché, almeno, non l'ha fatta rientrare in anticipo o, perché non l'ha fatta almeno avvertire al suo rientro a Roma. La spiegazione che ho trovato: "perché il re era contrario ai favoritismi" mi sembra non stia in piedi...
Il 7 settembre Mafalda riparte da Sofia per l'Italia; l'8 settembre è a Budapest, il 9 settembre forse qualcuno la informa di ciò che sta accadendo e si appresta a prendere un aereo di fortuna per raggiungere i fuggiaschi. Atterrata a Chieti Scalo il 12, non trova nessuno, mentre i tedeschi liberano Mussolini, l'aeroporto è già in mano ai tedeschi come Pescara e la stessa Roma.
Con mezzi di fortuna il 22, riesce a raggiungere Roma e fa appena in tempo a rivedere i figli, custoditi in Vaticano da un certo Montini (futuro Papa Paolo VI); poi il 23 mattina, all'improvviso, è chiamata al comando tedesco con urgenza, per l'arrivo di una chiamata telefonica del marito da Kassel in Germania.
E' un tranello: subito arrestata è messa su un aereo, la sua prima destinazione è Monaco, poi Berlino infine viene deportata il lager di Buchenwald, dove è rinchiusa nella baracca n. 15 sotto falso nome (frau von Weber). Una anziana coppia si occupava di lei.
Per andare al comando tedesco, si era vestita, pensando che si trattasse di un impegno di pochi minuti, con un modesto vestito nero. Con quello fu arrestata, ed è molto probabile che quel vestitino nero l'abbia accompagnata per tutta la terribile esperienza del lager, fino alla morte.
Mafalda e' ospitata in una baracca ai margini dei campo, una baracca destinata a prigionieri 'di riguardo': ospita, fra gli altri, un ex deputato socialdemocratico tedesco e sua moglie.
Il regime è, comunque, durissimo: vitto insufficiente, freddo invernale intenso (e vestiti estivi), divieto di rivelare la propria identità (per scherno i nazisti la chiamano Frau Abeba), la principessa è delicata e deperisce rapidamente.
Malgrado i divieti nazisti, la notizia si diffonde fra i prigionieri italiani del campo: la figlia del Re si trova a Buchenwald. Alcuni Italiani cercano di aiutarla.
Dalle testimonianze si apprende che i prigionieri italiani avevano sentito dire di una principessa italiana reclusa e un medico italiano l' rinchiuso le ha prestato soccorso. Si sa anche che mangiava pochissimo e che quando poteva faceva in modo che quel poco che le arrivava in più fosse distribuito a chi aveva più bisogno di lei.
Nell'agosto del '44 gli anglo-americani bombardarono il lager e la baracca in cui la principessa era prigioniera fu distrutta. Gli occupanti si erano rifugiati nella trincea che circondava la baracca ma ciò non fu sufficiente a salvare la principessa da un'esplosione che le produsse bruciature e contusioni varie, Mafalda ha il braccio sinistro maciullato. Fu trasportata distesa su una scala. Ad un certo punto, nel traversare così il lager, riconosce due prigionieri italiani dalla 'I' che portano cucita sulla schiena. Fa loro segno col braccio destro di avvicinarsi e dice: "Italiani, io muoio, ricordatevi di me non come di una principessa, ma come di una vostra sorella".
Fu ricoverata nell'infermeria della casa di tolleranza dei tedeschi del campo, dove e' soccorsa dalle prostitute, in particolare da una di esse: senza cure, Mafalda peggiora: insorge la cancrena. Finalmente si decide di operare amputando il braccio.
Dopo quattro giorni nei tormenti delle piaghe, fu operata.
L'operazione e' di una lunghissima, sconcertante durata. Ancora addormentata, Mafalda viene riportata nel postribolo e quivi lasciata senza ulteriori cure. La mattina è morta dissanguata senza aver ripreso conoscenza.
BuchenwaldL'opinione del dottor Fausto Pecorari, radiologo internato a Buchenwald, è che Mafalda sia stata intenzionalmente operata in ritardo e con procedura, in sé impeccabile, ma assolutamente ingiustificabile, per provocarne la morte. Il metodo delle operazioni esageratamente lunghe era già stato applicato a Buchenwald, ed eseguito sempre dalle SS su altre personalità di cui si desiderava sbarazzarsi.
Era il 28 agosto 1944.
Il suo corpo, completamente denudato, viene gettato sul mucchio dei cadaveri del bombardamento, per essere cremato. Il prete boemo del campo, padre Tyl,  ottiene, dopo molti sforzi, che il corpo venga sottratto alla cremazione.
Il corpo di Mafalda viene messo in una bara di legno e seppellito in una fossa senza nome. Solo un numero: il 262 eine enberkannte fraue" (donna sconosciuta).
Trascorrono ancora alcuni mesi, a guerra finita un gruppo di marinai di Gaeta, già prigionieri a Buchenwald , identifica la tomba e consegna i resti di Mafalda alla famiglia.
La principessa Mafalda riposa ora nel piccolo cimitero degli Assia nel castello di Kronberg in Taunus (Francoforte sul Meno).

Perché Mafalda?
mi sono spesso chiesto perché questa persona mite, dall'apparenza inoffensiva e che mai si era permessa di contrariare né il padre, né il marito e neppure, credo, lo stesso Hitler abbia subito una così terribile sorte. Per ora non ho trovato risposte.  
Per approfondire:
Cristina Siccardi: "Mafalda di Savoia. Dalla reggia al lager di Buchenwald" - Paoline
Mariù Safier "Dal bosco dell'ombra Mafalda principessa di Savoia, Langravia d'Assia" - Lucarini, 1984
Renato Barneschi. Frau von Weber. Vita e morte di Mafalda di Savoia a Buchenwald. Rusconi, 1992.
Difficili da trovare:
Fausto Pecorari. Vita e morte di S.A.R. la principessa Mafalda di Savoia. Hessen, 1945.
Daisy di Carpenetto. Il martirio di Mafalda, principessa sabauda. Suppl. "Italia Nuova", 1946, n. 97.
Bianca Galimberti. Mafalda di Savoia martire di Buchenwald. Torino, Ed. Superga, 1951.
Link:
http://www.italiadonna.it/public/percorsi/biografie/f043.htm

http://www.lapadania.com/2002/febbraio/15/15022002p11a5.htm

http://www.rigocamerano.org/femafalda.htm

H ritorno