DAVID HUME
l’essenziale - Di P. Mussa
Vita e opere
(1711-1776)
Nato in una famiglia di piccola nobiltà. Non
essendo primogenito non ereditò il titolo e il grosso della proprietà.
Gli studi
- Studiò all'università d’Edimburgo
(equivale alla media superiore).
- Studi letterari e filosofici (la famiglia
lo voleva avvocato), indagine sulla natura umana.
1729-39/40: preparazione e
pubblicazione della grande opera giovanile, il Trattato sulla natura
umana (tre parti; intelletto, passioni e morale).
- Studia i filosofi più recenti, inglesi e francesi.
- Soggiorno di tre anni in Francia.
- A Londra, mitigando in parte la critica nei
confronti della tradizione filosofica e religiosa, riesce a dare alle
stampe in forma anonima il "Trattato".
- Non suscita interesse ma violenti attacchi da
esponenti della Chiesa, che gli procurarono la fama di "scettico e ateo
notorio".
- Per farla conoscere, allora, pubblica un
“Estratto del Trattato sulla natura umana”, apparso anch'esso anonimo,
nessun miglioramento.
1741 – 1751:
- chiede ma non ottiene la cattedra di filosofia ad
Edimburgo (la cosa è dovuta alla sua pessima fama).
- Ampliamento d’interessi: Saggi morali e
politici, e una ripresa dei temi del Trattato, ripresentati in
forma saggistica in due opere fortunate “Saggi filosofici
sull'intelletto umano” e “Ricerca sui principi della morale”.
- Prima stesura dei Dialoghi sulla religione
naturale, pubblicati postumi.
1751 – 1762:
- tentativo fallito di ottenere una cattedra a
Glasgow.
- Bibliotecario della Facoltà degli Avvocati
d’Edimburgo.
- Nuove ricerche di politica e storia.
- Diviene segretario della Philososphical Society e
stringe amicizia con Adam Smith e Thomas Reid.
- “Discorsi politici”. “Storia d'Inghilterra”,
(fama e ricchezza).
- Grazie anche all'appoggio dei suoi amici, riesce ad
evitare la condanna della chiesa d’Edimburgo.
- Subito dopo scrive quattro dissertazioni,
spregiudicate soprattutto in materia religiosa. Secondo soggiorno
francese.
- La fama che circondava i suoi scritti era maggiore
in Francia che nel suo paese.
- Ricevette una calorosa accoglienza nei circoli
culturali e salotti illuministici.
- Ritornato a Londra, cerca protezione e aiuti per
Rousseau, che, però lascia Londra, accusando ingiustamente lo stesso Hume.
Sottosegretario di Stato nel 1774.
Muore due anni dopo ad Edimburgo
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vita
La natura umana: teoria della conoscenza
Hume
ritiene di aver scoperto tre principi generali a fondamento di una
scienza della natura umana:
- Priorità delle impressioni
(sentire) sulle idee (pensare):
- le percezioni, si suddividono in
- impressioni, (sfera del
sentire),
- e in idee, (sfera del pensare).
- Tutte le forme della nostra
esperienza possono essere ridotte a questi due tipi di percezioni.
- Nel sentire, usiamo i
sensi,
- Nel pensare la memoria
o l'immaginazione.
- Impressioni e idee possono
essere
- semplici
- Le idee semplici, derivano
dalle impressioni semplici corrispondenti e le rappresentano
esattamente".
- o complesse.
- Le impressioni si presentano
sempre prima delle idee, non possiamo creare idee con la nostra attività
mentale.
- Le idee sono sempre
riducibili alle impressioni semplici originarie, di cui sono copie
illanguidite.
- Libertà
dell'immaginazione (contrapposta
alla non-libertà della memoria):
- l'immaginazione ha una funzione
attiva,
- è libera rispetto alle sensazioni
- ma, se è vero che riusciamo a
comunicare
- evidentemente risponde
anch’essa a qualche principio regolatore.
- la memoria è passiva.
- Associazione delle idee:
l’associazione è libera ma tre “forze” ci spingono ad associare in queste
tre direzioni.
- Rassomiglianza,
- Contiguità
nel tempo e nello spazio,
- Causa ed Effetto,
- Una specie d’Attrazione", le cui
cause, per lo più sconosciute, sono "proprietà originarie della natura
umana".
- Questo principio rende superflua
la ricerca di cause finali (Dio, la natura...).
- Grazie ad esso esperienza e
conoscenza evitano l'arbitrio ed il caos più completi.
Per scoprire questi tre principi, poi, non c'è stato
alcun bisogno di far ricorso alla Rivelazione, all'Autorità, alla
Tradizione, è stata sufficiente la via sperimentale.
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uomo
Le idee astratte:
- come i nomi comuni indicano non solo
un singolo oggetto, ma un'intera categoria.
- Si pensava che le idee astratte non
provenissero dall’esperienza ma dalla mente perché vanno oltre le
caratteristiche del singolo oggetto, sono universali.
- Hume, come Berkeley, ritiene che le
idee siano tutte particolari: la parola che usiamo, non l’idea è
generale.
- Quando riscontriamo una somiglianza
fra diversi oggetti e diamo a tutti un solo nome, senza tener conto delle
differenze, "un'idea particolare diventa generale col venire unita ad un
termine generale".
Spazio e tempo:
- La capacità della mente è limitata.
- Per immaginare una divisibilità
infinita dello spazio e del tempo, ci vorrebbe una capacità illimitata
della mente.
- Ma non è così, quindi la divisione ha
un limite.
- Le idee di spazio e tempo non
hanno generalità
- (le idee sono tutte particolari)
- e non hanno esistenza separata
(neppure come "modo di essere" od "ordine" degli oggetti).
L'idea d’esistenza
- è la stessa cosa dell'idea di
ciascuna delle cose che concepiamo esistenti,
- quindi, non è propriamente un'idea,
- in quanto non corrisponde a nessuna
impressione dalla quale sia derivata.
- L'idea d’esistenza esterna:
- il mondo che posso conoscere è. in
realtà, solo l'insieme delle mie percezioni
- ma tutti noi ammettiamo l’esistono
di corpi fuori di noi, anche quando non li percepiamo, indipendente,
dalla nostra esistenza e dalle nostre percezioni.
- Chiedersi se i corpi esistono non
ha senso se per "corpi" intendiamo oggetti che esistono di là dalle
nostre percezioni.
- Ma cosa ci fa credere nell'esistenza
dei corpi?
- Non i sensi, che non vanno oltre la
percezione,
- nemmeno la ragione, che
- analizza le percezioni
- ma non può creare nulla di nuovo.
- L'immaginazione fa nascere in noi
la nozione di oggetti esterni.
- L'abitudine a riscontrare costanza
e di coerenza la spinge a connettere insiemi di impressioni e a
considerarli stabili e permanenti anche se si presentano in maniera
intermittente.
- Crediamo negli oggetti esterni
anche contro la ragione (l'alternativa sarebbe il più completo
solipsismo).
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L’immaginazione ha un ruolo
costruttivo, la ragione un ruolo scettico-distruttivo.
L’idea dell'io: quasi tutte le
filosofie ammettono l'esistenza di un io, per Hume non c'è.
- Nessuna impressione ed idea è
permanente o stabile, sono separate e isolate l'una dall'altra, esistono
soltanto quando sono presenti alla mente, sentite o pensate e quindi non
possono supportare l'idea di un io stabile e permanente.
- Non siamo altro che collezioni di
percezioni che si susseguono con rapidità, in un perpetuo movimento.
- Tuttavia mentre la ragione nega
la possibilità dell'idea di identità personale,
- l'immaginazione, spinta da
una "inclinazione naturale" e aiutata dalla memoria produce una
nozione di identità personale.
- La memoria scopre e produce
l'identità, producendo fra le percezioni il rapporto di somiglianza e
fa sì che abbiamo pure la nozione di causalità,
- L'immaginazione unifica le
percezioni, proiettandole anche nel futuro (cosa che la memoria non
può fare),
- producendo in tal modo l'identità
personale.
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Causa,
somiglianza e contiguità sono, come abbiamo visto, i principi
dell'associazione delle idee.
- La causalità si spinge oltre i
sensi e ci informa dell'esistenza di oggetti che non vediamo né sentiamo.
- Per alcuni
filosofi la causalità è nella natura.
- Per altri Dio è
la fonte della causalità.
- Tutti
concordavano sul fondamento oggettivo (naturale o divino) del rapporto
di causalità.
- Per Hume il fondamento del
rapporto di causalità è nel soggetto e la causa è prodotta
dall'immaginazione e dall'abitudine (e non dalla ragione).
- Perché sussista una relazione di
causalità sono necessarie tre condizioni:
- contiguità,
- priorità o successione costante
- connessione necessaria, (il più
importante).
- La nostra esperienza, ci
segnala che attraverso i sensi, la memoria e l'abitudine,
stabiliamo la relazione tra causa ed effetto.
- Tra gli oggetti della nostra
esperienza nessuna connessione è necessaria.
- Noi inferiamo un oggetto come
conseguenza necessaria di un altro oggetto precedente e contiguo, in
presenza di condizioni determinate
- la costanza
- e il ripetersi regolare dei
rapporti
- di contiguità,
- di successione
- e unione.
- La relazione di causalità non è
un'idea, poiché non c'è un'impressione corrispondente che l'abbia
preceduta.
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La credenza
è quella maniera di percepire, in base alla quale consideriamo davvero
esistenti e non immaginarie le cose che percepiamo.
- E’ legata alla vivacità delle
sensazioni e alla fedeltà con cui sono ricordate.
- Non si unisce alle idee liberamente
costruite dall’immaginazione.
- La credenza non è un'idea ma può dare
forza e vivacità alle idee.
L'abitudine, prima che abbiamo il
tempo di riflettere; ci fa credere o non credere all'esistenza di un
oggetto.
Lo scetticismo
del nostro autore deriva da queste considerazioni.
- L'immaginazione
ci costringe a credere, la
ragione ci fa cadere nello
scetticismo.
- Con la
ragione conosciamo soltanto le certezze dell'algebra e
dell'aritmetica.
- Con l'immaginazione (aiutata
dai sensi, dalla memoria, dall'abitudine e dalla ragione) conosciamo tutto
il resto:
- i rapporti causali,
- gli oggetti
- noi stessi.
- Ma l'immaginazione non può
produrre una conoscenza certa, evidente, quale è quella matematica e
geometrica.
- La conoscenza prodotta
dall'immaginazione è probabile, a
volte quasi certa.
- Ne consegue che molte certezze
indubitabili degli scolastici e dei filosofi, non superando l'esame della
ragione vanno abbandonate.
- Le scienze non debbono ricercare la
verità assoluta ma accontentarsi di conoscenze probabili.
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Etica e morale
La morale ha lo scopo rendere felici gli uomini
nella loro vita; essa deve quindi togliersi "l’abito del lutto" con cui
l’hanno rivestita gli uomini.
Non esistono nè la libertà ne la spontaneità e la
volontà non è guidata dalla ragione
- Quindi non esiste il libero arbitrio
La "spontaneità" è determinata, da motivi
interni.
- Quindi non esiste nemmeno la spontaneità
- La "ragione" non guida la volontà,
- i nostri comportamenti valgono solo se
- i loro effetti sono positivi,
- abbiamo raggiunto certi scopi, il principale
dei quali è il piacere.
L'uomo è spinto dalle passioni e dalla
simpatia:
- L’uomo agisce spinto
- dall’egoismo,
- dal risentimento per le offese,
- dalla passione sessuale.
- ma anche dalla simpatia
- ci fa percepire il piacere o, il bene altrui
come parti del nostro piacere o bene.
- è l’unica forza che ci consenta di uscire dal
nostro egoismo.
La morale è la ricerca del benessere collettivo
Le regole della giustizia nascono dall’utilità
che hanno per la società.
- è bene ciò che promuove la felicità
- è male il contrario.
Il benessere e la felicità individuali,
comunque, sono strettamente legati al benessere e alla
felicità collettivi.
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Politica
L'atteggiamento di Hume è scettico. Ecco le sue principali perplessità:
- Contro la teoria del contratto originario (Giusnaturalisti).
- l’egoismo non viene meno col passaggio dallo
stato selvaggio allo stato civile, (che riconosce e garantisce i
diritti)
- anche in questa condizione l’uomo tende comunque
a prevaricare sugli altri.
- Contro la teoria dell'obbedienza passiva (Hume).
- la forza d’azione delle masse appare solitamente
distruttiva (rivolte, jacquerie...).
- Quasi tutti i governi sono stati inizialmente
imposti con la forza
- Quasi tutti i governi sono stati fondati senza il
consenso del popolo.
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Politica
Religione
Anche qui prevale lo scetticismo.
"E' un indovinello, un enigma, un mistero
inesplicabile. Dubbio, incertezza, sospensione di giudizio sembrano i soli
risultati delle nostre più accurate indagini".
Contro le prove dell’esistenza di Dio,
- l’esistenza è "materia di fatto" non di
dimostrazione
- la prova ontologica, (Uno stolto dice che ciò
di cui non esiste nulla di più grande non c'é...) quindi, non ha
senso
- Le cause particolari sono sufficienti a spiegare
tutto, non ha senso cercare la causa totale poiché questa è già nelle
cause particolari.
- Quindi la prova cosmologica (Il cosmo "ordinato"
deve avere un "ordinatore")
- Il mondo è imperfetto, anche la divinità dovrebbe
essere imperfetta.
- La prova finalistica, quindi dimostrerebbe
l'esistenza di un Dio imperfetto (e questa è una contraddizione in
termini)
Se non è possibile dimostrare l'esistenza di Dio,
quindi, una teoria della religione è impossibile.
Si può pensare ad una storia naturale della
religione:
- l’uomo attribuisce i beni e i mali a cause segrete
e sconosciute.
- Di qui la creazione delle divinità.
- La varietà delle vicende lo fa pensare a cause
diverse del mondo e a varie divinità
- ecco perché le prime religioni furono politeiste.
- Gli uomini, spinti dal timore o per adulare la
divinità,
- la descrivono come infinita e perfetta.